Nel 3° Quaderno di Cyber Intelligence dal titolo “Cyber Warfare”, la collana frutto della collaborazione tra ICT Security Magazine e la Società italiana di Intelligence (SOCINT), Gabriele Minniti, CEO & Cyber Security Expert di WhySecurity, azienda del Gruppo Security Trust, affronta il tema dell’impatto del conflitto russo-ucraino sulle aziende Italiane con sedi in Russia.

Le aziende Italiane che avevano visto opportunità nel territorio russo ante conflitto erano ben 480, il 70% delle quali ad Aprile 2022 aveva deciso di mantenere il presidio di quelle zone.

Il crescente spostamento della guerra sul piano informatico e il susseguirsi di mosse e contromosse, da parte di USA e Russia, nel vietare l’esportazione di tecnologie di cyber security ha coinvolto anche l’Europa e, di conseguenza il nostro paese.

Le comunicazioni tra sedi centrali (in Italia) e sedi secondarie (in Russia) sono dunque diventate difficoltose, con asset che si trovano in territorio russo ma che di fatto sono protetti da tecnologie USA: problema non da poco per gli IT, CTO o CISO delle aziende coinvolte, se si considera che oggi la maggior parte dei processi aziendali sono informatizzati e che i dati hanno un valore strategico ed economico importante.

Come spesso accade, ciò che sul piano tecnologico rappresenterebbe una soluzione trova una barriera nelle prescrizioni di legge, creando dunque un enpasse per le aziende coinvolte, che rischiano di dover fare una scelta tra la difesa degli investimenti economici effettuati, la protezione dei collaboratori locali e quella degli asset informatici e tecnologici.